Prima c'è stato il Christina O di Aristotele Onassis, con i suoi rubinetti d'oro e la piscina sul ponte; poi il Nabila di Adnan Khashoggi, con la cabina armatoriale di duecento metri quadrati e l'elicottero; infine il Rising Sun di Larry Ellison e David Geffen, con l'ampia cantina per vini pregiati e il campo da basket sul ponte.Come stupire gli ospiti d'oggi, dopo che si sono visti superyacht con corridoi tappezzati in coccodrillo e così grandi da non riuscire a entrare in alcun porto turistico?Misurare il proprio status con la lunghezza dello scafo non ha più senso, ed è altrettanto passé la gara a riempire la propria barca con lussi che strillano new money, per esempio il bagno rivestito di cuoio monogrammato Louis Vuitton su Candyscape dei fratelli Nick e Christian Candy. È arrivato dunque il momento del concept yacht, ovvero dei panfili come Sea Force One del misterioso armatore che si veste come un corsaro e si fa chiamare Captain Magic.«L'idea nasce da un'ispirazione contrastante: unire il mondo dei pirati a quello della disciplina militare, che poi è un contrasto che troviamo anche in natura con lo yin e lo yang», spiega il proprietario, un giovane italiano che ha fatto fortuna nell'alta finanza londinese e che preferisce rimanere anonimo. Pensa che chi affitta la barca possa calarsi a sua volta nei panni del fantomatico Captain Magic. Partire per una crociera sul Sea Force One - il nome è ispirato all'aereo presidenziale americano Air Force One, ecco il riferimento al mondo militare - significa infatti fare una vacanza-gioco: l'Admiral 54 appare come un incrocio tra una galleria d'arte e un antro dove rifugiarsi per fantasticare un'avventura in stile Nautilus-rock.Molte e di grande impatto sono le opere d'arte disseminate sui tre ponti, tra sculture, quadri, installazioni luminose (l'armatore è un appassionato di cromoterapia) e oggetti stravaganti progettati dallo stesso Captain Magic: per esempio il grande, comodissimo divano-amaca in velluto di seta a effetto ermellino; il coffee table che funge da teca per una scultura di Kiki Smith; gli ingegnosi sgabelli da colazione veloce che si trasformano in comode poltroncine da cena.La maggior parte dell'area abitabile è immersa in una penombra da night club e in un'atmosfera "designer punk" il cui tema ricorrente è quello del teschio, che in questo contesto tutto musica&video fa molto più Alexander McQueen o Damien Hirst che simbolo dei pirati. Il ponte superiore, con la zona pranzo, il bar, la postazione dj e l'area per ballare, è invece inondato di luce naturale. Qui la tavolozza esilia il grigio-nero dei due livelli sottostanti e si fa bianca con accenti di colori sgargianti provenienti da un'opera di Giovanni Lombardini che piacerebbe molto allo stilista inglese Paul Smith.«Gli spazi sono relativamente minimal perché devono essere riempiti con le emozioni di chi ci entra. Sembra una barca aggressiva, ma è molto più introspettiva di quanto non si pensi» commenta l'armatore mentre ci guida alla scoperta delle elegantissime cabine per gli ospiti, chiamate con nomi evocativi come Cubist, Earth, Jet-lag e Treasure e che sembrano teletrasportare in un hotel cinque stelle di New York. Introspettiva? «Sì, piuttosto che basarmi su un'ispirazione esterna, ho messo a confronto sensazioni che avevo dentro», spiega Captain Magic, il quale rivela poi di aver cominciato a immaginare il suo yacht già da bambino e di non aver mai letto Salgari o Verne.Il progetto è stato elaborato con l'aiuto del designer Luca Dini «in tempi non sospetti, cioè prima che uscisse il film Pirati dei Caraibi», sulla base di alcune riflessioni dell'armatore e del suo rapporto con il mare: «Adoro la sensazione del distacco dalla terra, trovo che galleggiare sia molto rilassante se la barca ti trasmette stabilità e sicurezza, mentre la crociera diventa una sfida se le condizioni del mare non sono buone; allora devi viverlo come un mezzo che è tuo alleato, ma anche tuo nemico. Proprio come accade nella vita - continua Captain Magic -: se non ci fossero i nemici non cresceresti, non ti reinventeresti. Il mare si reinventa sempre, è energia, non stagna».Anche Sea Force One è un work in progress: si vede che è stato molto divertente costruirlo e che il gioco continua con l'avvicendamento delle opere d'arte e il perfezionamento di ogni dettaglio del design. Come dice Captain Magic, seduto in una poltrona barocca restaurata in stile Mtv (velluto nero e legno argentato), «l'evoluzione sta nello scoprire, nello spostare, nel sostituire».
Wednesday, April 29, 2009
Admiral 54 Sea Force One
Il 54 metri progettato da Luca Dini ospita opere di Kiki Smith e Fabrizio Plessi evocando tra pe-nombre da night club e colori mutevoli di fibre ottiche lo spirito contemporaneo di Damien Hirst e le avventure in stile Nautilus.
Prima c'è stato il Christina O di Aristotele Onassis, con i suoi rubinetti d'oro e la piscina sul ponte; poi il Nabila di Adnan Khashoggi, con la cabina armatoriale di duecento metri quadrati e l'elicottero; infine il Rising Sun di Larry Ellison e David Geffen, con l'ampia cantina per vini pregiati e il campo da basket sul ponte.Come stupire gli ospiti d'oggi, dopo che si sono visti superyacht con corridoi tappezzati in coccodrillo e così grandi da non riuscire a entrare in alcun porto turistico?Misurare il proprio status con la lunghezza dello scafo non ha più senso, ed è altrettanto passé la gara a riempire la propria barca con lussi che strillano new money, per esempio il bagno rivestito di cuoio monogrammato Louis Vuitton su Candyscape dei fratelli Nick e Christian Candy. È arrivato dunque il momento del concept yacht, ovvero dei panfili come Sea Force One del misterioso armatore che si veste come un corsaro e si fa chiamare Captain Magic.«L'idea nasce da un'ispirazione contrastante: unire il mondo dei pirati a quello della disciplina militare, che poi è un contrasto che troviamo anche in natura con lo yin e lo yang», spiega il proprietario, un giovane italiano che ha fatto fortuna nell'alta finanza londinese e che preferisce rimanere anonimo. Pensa che chi affitta la barca possa calarsi a sua volta nei panni del fantomatico Captain Magic. Partire per una crociera sul Sea Force One - il nome è ispirato all'aereo presidenziale americano Air Force One, ecco il riferimento al mondo militare - significa infatti fare una vacanza-gioco: l'Admiral 54 appare come un incrocio tra una galleria d'arte e un antro dove rifugiarsi per fantasticare un'avventura in stile Nautilus-rock.Molte e di grande impatto sono le opere d'arte disseminate sui tre ponti, tra sculture, quadri, installazioni luminose (l'armatore è un appassionato di cromoterapia) e oggetti stravaganti progettati dallo stesso Captain Magic: per esempio il grande, comodissimo divano-amaca in velluto di seta a effetto ermellino; il coffee table che funge da teca per una scultura di Kiki Smith; gli ingegnosi sgabelli da colazione veloce che si trasformano in comode poltroncine da cena.La maggior parte dell'area abitabile è immersa in una penombra da night club e in un'atmosfera "designer punk" il cui tema ricorrente è quello del teschio, che in questo contesto tutto musica&video fa molto più Alexander McQueen o Damien Hirst che simbolo dei pirati. Il ponte superiore, con la zona pranzo, il bar, la postazione dj e l'area per ballare, è invece inondato di luce naturale. Qui la tavolozza esilia il grigio-nero dei due livelli sottostanti e si fa bianca con accenti di colori sgargianti provenienti da un'opera di Giovanni Lombardini che piacerebbe molto allo stilista inglese Paul Smith.«Gli spazi sono relativamente minimal perché devono essere riempiti con le emozioni di chi ci entra. Sembra una barca aggressiva, ma è molto più introspettiva di quanto non si pensi» commenta l'armatore mentre ci guida alla scoperta delle elegantissime cabine per gli ospiti, chiamate con nomi evocativi come Cubist, Earth, Jet-lag e Treasure e che sembrano teletrasportare in un hotel cinque stelle di New York. Introspettiva? «Sì, piuttosto che basarmi su un'ispirazione esterna, ho messo a confronto sensazioni che avevo dentro», spiega Captain Magic, il quale rivela poi di aver cominciato a immaginare il suo yacht già da bambino e di non aver mai letto Salgari o Verne.Il progetto è stato elaborato con l'aiuto del designer Luca Dini «in tempi non sospetti, cioè prima che uscisse il film Pirati dei Caraibi», sulla base di alcune riflessioni dell'armatore e del suo rapporto con il mare: «Adoro la sensazione del distacco dalla terra, trovo che galleggiare sia molto rilassante se la barca ti trasmette stabilità e sicurezza, mentre la crociera diventa una sfida se le condizioni del mare non sono buone; allora devi viverlo come un mezzo che è tuo alleato, ma anche tuo nemico. Proprio come accade nella vita - continua Captain Magic -: se non ci fossero i nemici non cresceresti, non ti reinventeresti. Il mare si reinventa sempre, è energia, non stagna».Anche Sea Force One è un work in progress: si vede che è stato molto divertente costruirlo e che il gioco continua con l'avvicendamento delle opere d'arte e il perfezionamento di ogni dettaglio del design. Come dice Captain Magic, seduto in una poltrona barocca restaurata in stile Mtv (velluto nero e legno argentato), «l'evoluzione sta nello scoprire, nello spostare, nel sostituire».
Prima c'è stato il Christina O di Aristotele Onassis, con i suoi rubinetti d'oro e la piscina sul ponte; poi il Nabila di Adnan Khashoggi, con la cabina armatoriale di duecento metri quadrati e l'elicottero; infine il Rising Sun di Larry Ellison e David Geffen, con l'ampia cantina per vini pregiati e il campo da basket sul ponte.Come stupire gli ospiti d'oggi, dopo che si sono visti superyacht con corridoi tappezzati in coccodrillo e così grandi da non riuscire a entrare in alcun porto turistico?Misurare il proprio status con la lunghezza dello scafo non ha più senso, ed è altrettanto passé la gara a riempire la propria barca con lussi che strillano new money, per esempio il bagno rivestito di cuoio monogrammato Louis Vuitton su Candyscape dei fratelli Nick e Christian Candy. È arrivato dunque il momento del concept yacht, ovvero dei panfili come Sea Force One del misterioso armatore che si veste come un corsaro e si fa chiamare Captain Magic.«L'idea nasce da un'ispirazione contrastante: unire il mondo dei pirati a quello della disciplina militare, che poi è un contrasto che troviamo anche in natura con lo yin e lo yang», spiega il proprietario, un giovane italiano che ha fatto fortuna nell'alta finanza londinese e che preferisce rimanere anonimo. Pensa che chi affitta la barca possa calarsi a sua volta nei panni del fantomatico Captain Magic. Partire per una crociera sul Sea Force One - il nome è ispirato all'aereo presidenziale americano Air Force One, ecco il riferimento al mondo militare - significa infatti fare una vacanza-gioco: l'Admiral 54 appare come un incrocio tra una galleria d'arte e un antro dove rifugiarsi per fantasticare un'avventura in stile Nautilus-rock.Molte e di grande impatto sono le opere d'arte disseminate sui tre ponti, tra sculture, quadri, installazioni luminose (l'armatore è un appassionato di cromoterapia) e oggetti stravaganti progettati dallo stesso Captain Magic: per esempio il grande, comodissimo divano-amaca in velluto di seta a effetto ermellino; il coffee table che funge da teca per una scultura di Kiki Smith; gli ingegnosi sgabelli da colazione veloce che si trasformano in comode poltroncine da cena.La maggior parte dell'area abitabile è immersa in una penombra da night club e in un'atmosfera "designer punk" il cui tema ricorrente è quello del teschio, che in questo contesto tutto musica&video fa molto più Alexander McQueen o Damien Hirst che simbolo dei pirati. Il ponte superiore, con la zona pranzo, il bar, la postazione dj e l'area per ballare, è invece inondato di luce naturale. Qui la tavolozza esilia il grigio-nero dei due livelli sottostanti e si fa bianca con accenti di colori sgargianti provenienti da un'opera di Giovanni Lombardini che piacerebbe molto allo stilista inglese Paul Smith.«Gli spazi sono relativamente minimal perché devono essere riempiti con le emozioni di chi ci entra. Sembra una barca aggressiva, ma è molto più introspettiva di quanto non si pensi» commenta l'armatore mentre ci guida alla scoperta delle elegantissime cabine per gli ospiti, chiamate con nomi evocativi come Cubist, Earth, Jet-lag e Treasure e che sembrano teletrasportare in un hotel cinque stelle di New York. Introspettiva? «Sì, piuttosto che basarmi su un'ispirazione esterna, ho messo a confronto sensazioni che avevo dentro», spiega Captain Magic, il quale rivela poi di aver cominciato a immaginare il suo yacht già da bambino e di non aver mai letto Salgari o Verne.Il progetto è stato elaborato con l'aiuto del designer Luca Dini «in tempi non sospetti, cioè prima che uscisse il film Pirati dei Caraibi», sulla base di alcune riflessioni dell'armatore e del suo rapporto con il mare: «Adoro la sensazione del distacco dalla terra, trovo che galleggiare sia molto rilassante se la barca ti trasmette stabilità e sicurezza, mentre la crociera diventa una sfida se le condizioni del mare non sono buone; allora devi viverlo come un mezzo che è tuo alleato, ma anche tuo nemico. Proprio come accade nella vita - continua Captain Magic -: se non ci fossero i nemici non cresceresti, non ti reinventeresti. Il mare si reinventa sempre, è energia, non stagna».Anche Sea Force One è un work in progress: si vede che è stato molto divertente costruirlo e che il gioco continua con l'avvicendamento delle opere d'arte e il perfezionamento di ogni dettaglio del design. Come dice Captain Magic, seduto in una poltrona barocca restaurata in stile Mtv (velluto nero e legno argentato), «l'evoluzione sta nello scoprire, nello spostare, nel sostituire».
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